Tumore alla mammella: rilevanza dei recettori ormonali per l’efficacia della terapia adiuvante con Tamoxifene
Con il procedere di studi di 5 anni su Tamoxifene ( Nolvadex ) nel carcinoma mammario in stadio iniziale, l’importanza delle misurazioni del recettore ormonale ( e di altre caratteristiche dei pazienti ) negli esiti a lungo termine possono essere valutate con una credibilità crescente.
E’ stata riportata una meta-analisi aggiornata degli studi su terapia adiuvante a 5 anni con Tamoxifene.
La meta-analisi è stata effettuata con i dati individuali dei pazienti coinvolti in 20 studi ( n=21.457 ) nel cancro al seno in stadio iniziale su terapia di circa 5 anni con Tamoxifene versus nessuna terapia adiuvante con Tamoxifene, con una compliance di circa 80%.
Nei tumori positivi per il recettore dell’estrogeno ( ER ) ( n=10.645 ), l’appartenenza al gruppo sottoposto a circa 5 anni di Tamoxifene ha ridotto in modo sostanziale i tassi di ricorrenza nei primi 10 anni ( rate ratio, RR=0.53 durante gli anni 0-4 e RR=0.68 negli anni 5-9 [ per entrambi 2p inferiore a 0.00001 ]; ma RR=0.97 negli anni 10-14, indicando l’assenza di ulteriore guadagno o perdita dopo 10 anni ).
Anche nella malattia marginalmente positiva al recettore per l’estrogeno ( 10-19 fmol/mg proteina citosolica ) la riduzione di ricorrenza è stata sostanziale ( RR=0.67 ).
Nella malattia ER-positiva, il rate ratio è risultato approssimativamente indipendente da status ( o livello ) del recettore per il progesterone, età, status dei linfonodi o uso di chemioterapia.
La mortalità per carcinoma alla mammella è risultata ridotta di circa un terzo nei primi 15 anni ( RR=0.71 negli anni 0-4, 0.66 negli anni 5-9 e 0.68 negli anni 10-14; p inferiore a 0.0001 per risoluzioni della mortalità extra durante ciascun periodo di tempo separato ).
La mortalità generale per tumori non mammari è risultata poco influenzata, nonostante piccoli aumenti assoluti nella mortalità tromboembolica e per cancro uterino ( entrambi solo in donne di età superiore a 55 anni ), così la mortalità per tutte le cause è risultata sostanzialmente ridotta.
Nella malattia negativa per ER, il Tamoxifene ha mostrato un effetto piccolo o nullo su ricorrenza o mortalità per carcinoma mammario.
In conclusione, 5 anni di terapia adiuvante con Tamoxifene riducono in maniera sicura i rischi a 15 anni di ricorrenza e decesso per carcinoma mammario.
Lo status di ER è stato l’unico fattore predittivo delle riduzioni proporzionali.
Dunque, le riduzioni del rischio assoluto prodotte da Tamoxifene dipendono dai rischi assoluti di tumore alla mammella ( dopo qualsiasi chemioterapia ) senza Tamoxifene. ( Xagena_2011 )
Early Breast Cancer Trialists' Collaborative Group ( EBCTCG ), Lancet 2011; 378: 771-784
Link: OncoGinecologia.net
Link: MedicinaNews.it
Onco2011 Gyne2011 Farma2011
XagenaFarmaci_2011